Racconti e immagini

13.05.2012: Fontana Moneta a maggio

VECCHI RICORDI

Mi viene chiesto da un Dirigente dell'U.O.E.I. di Faenza di scrivere qualcosa su Fontana Moneta. Non posso rifiutare. Troppi i ricordi gradevoli che ancora si affacciano alla mia memoria.
Primi anni '70. Chiesa e Canonica sono in piena necessità di vedere l'intervento di qualche muratore. Gli intonaci sono in sfacelo. Il tetto è da rivedere, gli infissi sono in grave stato a causa della pioggia e del sole. La tenuta delle finestre è assai approssimativa. Le erbacce crescono dappertutto, con molta invadenza.
Manca l'acqua corrente. I bagni sono scarsi e primordiali.
C'è solo un bel getto d'acqua continua, ma sgorga poco lontano dal fabbricato, ma a 20 metri più in basso del livello della chiesa. Vi si accede usufruendo di un ripido sentiero lungo un centinaio di metri.
Non essendo ancora nata la "Cento chilometri del Passatore", il Presidente Francesco Calderoni e l'Angela Bettoli, i due appassionati e coinvolgenti factotum della Unione, potevano dedicare molto tempo all'Opera e tutto funzionava discretamente.
Ricordo che il sabato pomeriggio, almeno con tre auto si partiva da Faenza. In genere c'ero io, Marino Liverani con la moglie Afra e figli, Ugo Ravaioli con Lina Zannoni, sposi futuri. Io portavo con me mia nipote Gabriella e mia figlia Paola (anni 6 e 4). Non c'era corrente elettrica. Ci si arrangiava con lumi a petrolio, torce elettriche, radioline. I letti erano buoni, passabili. Probabili insetti venivano combattuti ricorrendo a normali antiparassitari. Nessun problema.
A volte le donne preparavano la pastasciutta; per il resto una graticola di un metro quadrato poteva soddisfare le esigenze per prepararci discrete quantità di carne ai ferri deliziosa. Braciole di castrato, costata, salsiccia, contorni, ecc. si crogiolavano e deliziavano i nostri pasti. Era noto che all'ora della cottura, da ben lungi il viaggiatore in arrivo poteva già essere deliziato dal profumo delle vivande in allestimento.

Assieme ad Ugo ed a Marino non ci siamo mai persi d'animo. Ugo era un formidabile disboscatore. Pennato ed accetta, nelle sue mani volavano, e la "macchia" sul retro scosceso della chiesa veniva pulita d'incanto, velocemente. Ci è pure capitato di scovare un leprottino tremante in una tana. Non l'abbiamo toccato. La madre lo avrebbe recuperato nella notte.
A suon di mazza abbiamo piantato nel terreno robusti pali di legno, onde consentire di recintare l'intera area della canonica con rete metallica.
A quei tempi, in piena notte, nella conca di Fontana Moneta era buio pesto, tanto che, in assenza di nubi, si poteva scorgere la Via Lattea. Dopo di allora, tale spettacolo l'ho potuto rivedere solo in Africa, in Burkina Faso, durante i miei tanti accessi, dal 1987, per guidare un bel camion Mercedes, della Missione dei Redentoristi.

Ho un buon ricordo, tra gli altri, di Don Vittorio Bucci, nostro Assistente ecclesiastico dell'U.O.E.I., formidabile camminatore!
Un particolare... automobilistico: in una solenne festa lassù, c'era stata una grossa affluenza di auto; non si trovava da parcheggiare. Ugo non trovò di meglio che piazzare la sua 124 Fiat in retromarcia su di un ripido sentiero. Restò in tale precaria posizione tutto il giorno. Al momento di partire non si mise in moto. L'olio si era infilato dentro i pistoni e le candele non davano corrente. Con decisione infelice spingemmo l'auto fino al ciglione. Prima della fine della discesa l'auto ripartì alla meglio, con qualche cilindro inoperoso ed emettendo una acre colonna di fumo che ci deliziò assai poco fino a Faenza.

Ricordo che in occasione di qualche festa si notava la presenza di molti ex-parrocchiani, emigrati verso la "bassa" per non morire di fame.
Tutte le case adiacenti, salvo due prima della chiesa, erano abbandonate, con tetti sfondati e invase dalle erbacce. Una desolazione. Noi tentavamo il recupero di qualche tegola sana o di travi di legno, ed il lavoro e la fatica ci impegnavano assai.
Mi sovviene che una domenica sera, dopo essere rientrati a Faenza, una improvvisa burrasca formò una coltre nevosa di 60 cm. Deplorammo il fatto poiché se la nevicata ci avesse bloccato lassù, isolati dal mondo, (coi telefonini ancora da inventare), avremmo trascorso qualche giornata di completo relax e totale tranquillità.
Ricordo che allora, anni '70, c'erano ancora greggi di pecore, con relativi cani da custodia. Un pastore di passaggio ci fece vedere (ed ammirammo) i suoi due "guardiani"; con pochi fischi suoi e qualche gesto delle mani, spostavano le pecore a piacimento in tutte le direzioni.

Per varie ragioni, da tempo, ho dovuto lasciare Fontana Moneta. Cicloturismo, poi acciacchi, età, mi hanno costretto a lasciare.
Però, in occasione di accessi occasionali, ho potuto constatare che c'è stato un netto miglioramento. Gli infissi sono ottimi; bagni adeguati, corrente elettrica, acqua corrente, arredamento. Tutto funziona alla perfezione.

Ma sono lieto, ai primordi, di aver contribuito a migliorarne la funzionalità, per le giovani leve che hanno continuato e continuano a frequentare Fontana Moneta e ne usufruiscono della accogliente ricettività.

Aria buona e pace agreste allungano la vita: a tutti!

Tonino Piazza


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immagini di Massimo Biraghi


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