Racconti e immagini
05.06.2022: DELTA DEL PO Pedalata della Vongola
PEDALATA DELLA VONGOLA
La proposta della pedalata della vongola è stata accolta con entusiasmo. È piaciuta l'originalità dell'itinerario che unisce la scoperta del territorio del delta del Po, fatto con tranquillità anche su stradelli in mezzo al verde, intervallato dalle varie parti del pranzo in località interessanti anche dal punto di vista turistico. Abbiamo percorso argini, attraversato il fiume Po sui ponti di barche, abbiamo visto la foce, le valli, la sacca, i casoni dei pescatori, i biotopi naturali e le aree protette, aironi, garzette, folaghe e svassi. Questa terra ha un fascino in ogni stagione, con il sole o con la pioggia, con il vento o con la nebbia per i tenui colori, i profumi, i suoi silenzi a volte accompagnati dal sibilo del vento. Siamo partiti dal castello estense della Mesola, eretto tra il 1578 e il 1584, uno dei più importanti edifici storici e culturali del Delta del Po dove ci sono state fornite le bici molto comode. Il numero elevato di iscritti ha consentito di dividerci in due gruppi accompagnati dalle guide, con al seguito un pulmino per l'assistenza. Percorsi appena tre chilometri abbiamo attraversato il bel bosco di Santa Giustina che si estende su una superficie di circa 101 ettari. Esso, insieme al Boscone della Mesola, rappresenta la parte residua dell'esteso complesso di foreste litoranee che nel medioevo si estendevano lungo la costa adriatica fino alla foce del Tagliamento.
La prima meta è stata la seicentesca Torre Abate costruita come opera idraulica nel XVI secolo per volere di Alfonso II d'Este nell'ambito delle iniziative per bonificare il territorio del ducato estense e per regolamentare i flussi idrici, favorendo lo scolo dell'acqua dalla campagna verso il mare ed impedendo la risalita durante l'alta marea. La costruzione era utilizzata anche come torre di guardia. Qui abbiamo iniziato a scoprire i tratti caratteristici del territorio, specchi d'acqua, canna palustre e silenzio.
In un'osteria di Santa Giustina ci è stato servito l'antipasto come prima parte del pranzo. Abbiamo poi costeggiato il Boscone della Mesola (ci sarebbe piaciuto percorrerlo all'interno) e il Po fino a Goro, un moderno porto peschereccio, la cui economia è basata al primo posto sulla pesca e sulla mitilicoltura, ma recentemente ha conosciuto anche uno sviluppo turistico in quanto da qui partono le imbarcazioni che conducono alla scoperta dell'ambiente naturale deltizio. In questo luogo è stato consumato un ottimo spaghetto con le vongole, giudicato un poco scarso, ma adeguato ai chilometri che dovevamo ancora percorrere.
A santa Giulia abbiamo attraversato il ponte di barche sul Po della Donzella e siamo entrati in territorio veneto. Raggiunta l'Osteria Arcadia ci siamo rilassati in quanto i chilometri da percorrere erano rimasti pochi. Abbiamo consumato un buon fritto di pesce accompagnato da un bicchiere di vino.
L'ultimo tratto si è svolto nella Sacca degli Scardovari la laguna più grande del Delta del Po. Ha una lunghezza complessiva di circa 18 km ed ogni punto regala panorami mozzafiato; è un luogo ideale per la coltivazione di cozze e vongole che qui trovano il loro habitat naturale. Si ha notizia dei primi abitanti nel lontano 1780. Da allora è stata un'opera continua e imponente per strappare la laguna al mare e difenderla da esso. In origine, i pochi pescatori si insediarono sui bonelli, piccoli lembi di terra emersa dai depositi fluviali. Si dedicarono alla pesca delle scardove, un pesce di acqua dolce che vi si trovava in abbondanza. Non avendo imbarcazioni trovarono nell'allevamento delle cozze e delle vongole la principale forma di sostentamento.
Il nostro giro si è concluso all'Oasi di Cà Mello dove ci attendevano il dolce, il caffè ed il pullman.
Percorso ricco ed affascinante per un totale di 35 km, fortunatamente con poco sole. Un'esperienza da ripetere.
Maria Teresa Villa
La proposta della pedalata della vongola è stata accolta con entusiasmo. È piaciuta l'originalità dell'itinerario che unisce la scoperta del territorio del delta del Po, fatto con tranquillità anche su stradelli in mezzo al verde, intervallato dalle varie parti del pranzo in località interessanti anche dal punto di vista turistico. Abbiamo percorso argini, attraversato il fiume Po sui ponti di barche, abbiamo visto la foce, le valli, la sacca, i casoni dei pescatori, i biotopi naturali e le aree protette, aironi, garzette, folaghe e svassi. Questa terra ha un fascino in ogni stagione, con il sole o con la pioggia, con il vento o con la nebbia per i tenui colori, i profumi, i suoi silenzi a volte accompagnati dal sibilo del vento. Siamo partiti dal castello estense della Mesola, eretto tra il 1578 e il 1584, uno dei più importanti edifici storici e culturali del Delta del Po dove ci sono state fornite le bici molto comode. Il numero elevato di iscritti ha consentito di dividerci in due gruppi accompagnati dalle guide, con al seguito un pulmino per l'assistenza. Percorsi appena tre chilometri abbiamo attraversato il bel bosco di Santa Giustina che si estende su una superficie di circa 101 ettari. Esso, insieme al Boscone della Mesola, rappresenta la parte residua dell'esteso complesso di foreste litoranee che nel medioevo si estendevano lungo la costa adriatica fino alla foce del Tagliamento.
La prima meta è stata la seicentesca Torre Abate costruita come opera idraulica nel XVI secolo per volere di Alfonso II d'Este nell'ambito delle iniziative per bonificare il territorio del ducato estense e per regolamentare i flussi idrici, favorendo lo scolo dell'acqua dalla campagna verso il mare ed impedendo la risalita durante l'alta marea. La costruzione era utilizzata anche come torre di guardia. Qui abbiamo iniziato a scoprire i tratti caratteristici del territorio, specchi d'acqua, canna palustre e silenzio.
In un'osteria di Santa Giustina ci è stato servito l'antipasto come prima parte del pranzo. Abbiamo poi costeggiato il Boscone della Mesola (ci sarebbe piaciuto percorrerlo all'interno) e il Po fino a Goro, un moderno porto peschereccio, la cui economia è basata al primo posto sulla pesca e sulla mitilicoltura, ma recentemente ha conosciuto anche uno sviluppo turistico in quanto da qui partono le imbarcazioni che conducono alla scoperta dell'ambiente naturale deltizio. In questo luogo è stato consumato un ottimo spaghetto con le vongole, giudicato un poco scarso, ma adeguato ai chilometri che dovevamo ancora percorrere.
A santa Giulia abbiamo attraversato il ponte di barche sul Po della Donzella e siamo entrati in territorio veneto. Raggiunta l'Osteria Arcadia ci siamo rilassati in quanto i chilometri da percorrere erano rimasti pochi. Abbiamo consumato un buon fritto di pesce accompagnato da un bicchiere di vino.
L'ultimo tratto si è svolto nella Sacca degli Scardovari la laguna più grande del Delta del Po. Ha una lunghezza complessiva di circa 18 km ed ogni punto regala panorami mozzafiato; è un luogo ideale per la coltivazione di cozze e vongole che qui trovano il loro habitat naturale. Si ha notizia dei primi abitanti nel lontano 1780. Da allora è stata un'opera continua e imponente per strappare la laguna al mare e difenderla da esso. In origine, i pochi pescatori si insediarono sui bonelli, piccoli lembi di terra emersa dai depositi fluviali. Si dedicarono alla pesca delle scardove, un pesce di acqua dolce che vi si trovava in abbondanza. Non avendo imbarcazioni trovarono nell'allevamento delle cozze e delle vongole la principale forma di sostentamento.
Il nostro giro si è concluso all'Oasi di Cà Mello dove ci attendevano il dolce, il caffè ed il pullman.
Percorso ricco ed affascinante per un totale di 35 km, fortunatamente con poco sole. Un'esperienza da ripetere.
Maria Teresa Villa
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