Racconti e immagini

dal 17 al 18.09.2011: Vicenza e il monte Pasubio, per turisti ed escursionisti

Vicenza, Schio, Marostica e ...
trekking sul sentiero delle 52 gallerie del Pasubio


Il pulman ci porta a VICENZA (circa 110.000 ab.) dove, caricata la guida Gabriella, andiamo nella parte alta della città. Scesi, facciamo un tortuoso vicolo a piedi, raggiungendo Villa Valmarana ai nani. Il muro esterno ha diversi nani allineati, che la caratterizzano e che ne hanno fatto il luogo d'ambientazione del romanzo "Piccolo mondo moderno" di Fogazzaro. Il primo edificio, quello residenziale, viene completato nel 1670. Durante gli anni successivi si aggiungono la barchessa e la foresteria. Nel 1720 la proprietà viene ceduta ai fratelli Valmarana. Ancora oggi è questa famiglia a possedere il complesso ed in parte lo abita, anche se la villa è aperta al pubblico; la contessa Sofia (novant'anni ben portati) ci segue nella visita e talvolta completa l'illustrazione della guida.

La palazzina principale e la foresteria hanno gli affreschi di Gianbattista Tiepolo e del figlio Giandomenico (1757); la palazzina principale ripercorre temi mitologici e classici, con scene dall'Iliade, dall'Eneide, dalla Gerusalemme liberata del Tasso e dall'Orlando furioso dell'Ariosto. Ai quattro lati della villa altrettante stanze rievocano l'epopea antica e moderna attraverso scene eroico-amorose: come in un percorso iniziatico i protagonisti dei quattro sommi poemi della storia d'Europa riflettono sulla necessità di superare le delizie e le pene d'amore per raggiungere la maturità e la solitudine eroiche. La villa è un palazzo della memoria. La foresteria invece ricalca uno stile più moderno, che richiama l'Illuminismo, con scene di vita quotidiana, dalla rappresentazione della campagna veneta a quella della lontana Cina. In questa parte della villa compare più frequentemente la mano di Tiepolo figlio. Mentre eravamo in visita c'erano i preparativi, nella foresteria e all'aperto sul prato, per un matrimonio in pompa magna!

A poca distanza c'è Villa Capra detta "La Rotonda" del Palladio: la guida ce la illustra dal pullman, dato il poco tempo a disposizione. Tutta l'innovazione del Palladio architetto è presente nello schema della Rotonda: a pianta centrale, identica da ciascuno dei 4 lati, è uno dei più celebrati edifici della storia dell'architettura moderna ed è la villa più famosa del Palladio e, probabilmente, di tutte le ville venete.

Raggiungiamo il Teatro Olimpico, anche questo progettato dall'architetto rinascimentale Andrea Palladio, ritenuto il primo esempio di teatro stabile coperto dell'epoca moderna. La realizzazione del teatro, all'interno di un preesistente complesso medievale, venne commissionata a Palladio dall'Accademia Olimpica per la messa in scena di commedie classiche. La sua costruzione iniziò nel 1580 e venne inaugurato nel 1585, dopo la realizzazione delle celebri scene fisse di Vincenzo Scamozzi. Tali strutture lignee sono le uniche d'epoca rinascimentale ad essere giunte fino a noi, peraltro in ottimo stato di conservazione e i fondali ci lasciano stupefatti.

In Corso Palladio e dintorni vediamo tanti esempi di importanti palazzi, molti risalenti al periodo, durato 3 secoli, in cui Vicenza rimase sotto la Serenissima Repubblica di Venezia. Con lo stesso biglietto d'ingresso del Teatro Olimpico visitiamo anche Palazzo Chiericati, importante opera del Palladio stesso, sede della pinacoteca, dove ammiriamo una grande sala con soffitto affrescato.

Abbiamo capito perchè Vicenza, l'intera città con le sue opere palladiane, è Patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1994.

Uno sguardo sulla città da Monte Berico: è il piccolo colle che sovrasta la città, sulla cui sommità sorge il santuario della Madonna, patrona di Vicenza. Di fronte alla basilica un'ampia balconata consente una veduta panoramica su tutta la città e sulle Prealpi vicentine. Un altro dei percorsi di salita al Santuario è costituito dalle Scalette, 192 gradini suddivisi in rampe, introdotte dall'ancora palladiano Arco delle Scalette (1595). Si tratta della zona residenziale più elegante e tranquilla di Vicenza.

Giunti a SCHIO, ci sistemiamo nel Nuovo Hotel Miramonti, all'angolo della principale Piazza Statuto. Cena e poi serata in libertà: domani ci aspetta una giornata impegnativa.

Il nome "Schio" deriva da scledum, termine medioevale indicante una pianta della famiglia delle quercie o un luogo piantato a querce. Nonostante il nome sia relativamente recente, Schio non è certo una città di recente fondazione. Le prime tracce della presenza dell'uomo in questo territorio risalgono addirittura all'epoca preistorica e vengono documentate da una vasta serie di reperti archeologici rinvenuti in zona. Il nome dei suoi abitanti - scledensi - ugualmente deriva da scledum, in lingua veneta, schioti.

È città famosa per l'attività legata alla lavorazione della lana impiantata da Alessandro Rossi a livello internazionale.

Domenica 18 settembre. Escursionisti e turisti hanno programmi diversi:

ESCURSIONISMO - TREKKING nella STRADA delle 52 GALLERIE sul PASUBIO: NE ABBIAMO FATTO 40 !!!
Partecipa circa la metà del gruppo. Con la guida Michele, sua moglie Barbara ed un pullman più piccolo, si va fino a Bocchetta Campiglia (Piccole Dolomiti Vicentine) e poi si raggiunge l'inizio del percorso delle 52 gallerie, una "strada" alternativa a quella degli Scarrubi realizzata per essere coperti dal fuoco nemico, che Michele definisce "folle".

Il sentiero delle 52 gallerie fu costruito durante la prima guerra mondiale, tra marzo e dicembre del 1917 dalla 33-esima compagnia minatori del quinto reggimento del genio, sotto la guida dell'ingegner Zappa. Scopo primario di questa imponente opera fu quello di portare gli approvvigionamenti alla prima linea dell'esercito italiano che combatteva sul versante meridionale del Pasubio, di certo quello più aspro e difficile da servire. Molto importante era riuscire a portare cibo, e altri generi senza portarsi allo scoperto, restando fuori dal tiro dell'artiglieria austriaca. Così prese forma questo sentiero, realizzato a mezza costa, che si snoda da est verso ovest, tagliando ora ampi valloni (Val Camossara), ora arditi vaj (vajo del Ponte, vajo del Motto) ora verticali pareti di roccia e che collega Bocchetta Campiglia (1216 metri) a Porte del Pasubio (1928 metri). Quando fu costruito, questo sentiero era costantemente protetto da un corrimano nei tratti fuori dalle gallerie, mentre le gallerie stesse erano illuminate con energia elettrica proveniente dal gruppo elettrogeno sito a Bocchetta Campiglia; poi con l'avvento del Fascismo e con la seconda guerra mondiale tutto il ferro del corrimano fu usato per fabbricare armi e cannoni.

Il sentiero parte da Bocchetta Campiglia (segnavia 366) e giunge ai 1928 metri di Porte del Pasubio in 6,3 Km, di cui 2,3 in galleria. La larghezza non è mai inferiore ai 2 metri e 20 e la pendenza media è del 12% (max. 22%). La prima parte è molto impegnativa, con una salita che non dà tregua e con rapidi tornanti si va guadagnando velocemente quota; il 1° tratto è il più faticoso. Oltre la 31-esima galleria, dopo aver attraversato l'imponente Val Camossara, il sentiero si fa decisamente meno ripido, fino a raggiungere la quota massima di 2000 metri in corrispondenza della Val Fontana d'Oro, per poi scendere al rifugio Achille Papa (1928 metri). Il tratto finale che sovrasta la Val Canale è sicuramente il più remunerativo dal punto di vista paesaggistico. Alcune gallerie sono assai caratteristiche come ad esempio la numero 20 che si sviluppa a forma di spirale all'interno di una guglia per uscirne quasi sulla sommità. La più lunga è la numero 19 che supera i 300 metri. Quasi tutte le gallerie sono dotate di aperture dalle quali entra luce, ma ci sono comunque tratti assolutamente bui, tanto da rendere indispensabile l'uso di una torcia elettrica.

Ma la complicazione è stata il peggiorare veloce delle condizioni atmosferiche: già nella notte aveva piovuto; poco dopo l'inizio del percorso ha ripreso, con violenti scrosci e con forte vento. Talvolta la pioggia si riduceva, ma poi riprendeva fortissima. Giunti alla galleria numero 40 si era di fronte a un bivio: completare il percorso per gallerie sotto il tempo così inclemente, o tagliare per un percorso più breve, per giungere prima al rifugio. La guida sceglieva la seconda soluzione e dopo un tempo ragionevole eravamo davanti a un piatto vario e abbondante (11 €) nel rifugio Achille Papa. Intanto si asciugano un po' i vestiti inzuppati di piaggia. La strada di ritorno per un sentiero panoramico in dolce discesa, e poi... il pulmino.

TURISMO - Marostica città degli scacchi

Marostica 13.825 ab., ai piedi dell'Altipiano di Asiago. È nota in tutto il mondo per la partita a scacchi che si svolge ogni due anni (anni pari) con personaggi viventi nella piazza cittadina, nel secondo fine settimana di settembre: è una tradizione avviata nel 1923 e che si vuole ispirata ad un evento del 1454 sebbene non vi siano prove storiche. Per questa storica manifestazione la cittadina vicentina viene anche soprannominata "la città degli scacchi". Marostica è altresì famosa per la produzione della Ciliegia.

L'evento principale della nostra visita, con la guida Laura, è la salita al Colle Pausolino, per andare al Castello Superiore di Marostica. Da quell'altura vediamo la piazza degli scacchi. Nel corso del nostro soggiorno a Marostica ripercorriamo la sua storia e i personaggi viventi che partecipano alla partita degli scacchi. Si ritorna nuovamente a Schio, a visitare alcuni luoghi della cittadina, per poi ricongiungerci con l'altro gruppo e iniziare il rientro a Faenza che avviene verso le 22.30.

Un'altra interessante e riuscita uscita del binomio TURISMO/ESCURSIONISMO

Rosanna G.


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immagini di Massimo Biraghi, Gigi Graziani, Grazia Detti, Rosanna G.


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