Racconti e immagini

dal 14 al 18.04.2010: Il Cilento, per turisti ed escursionisti

Magnifico CILENTO, di roccia e di mare

mercoledì 14
Partenza in pullman (autoservizi Pollini, Alfonsine RA 054481027), con alla guida il bravo Andrea. Nella zona laziale dei Castelli Romani sosta ad Ariccia, e visita di Palazzo Chigi, grandiosa dimora ducale barocca rimasta inalterata nei secoli, che si affaccia sulla Piazza di Corte e che fu progettata da Gian Lorenzo Bernini, lo stesso architetto della basilica di S. Pietro. L'edificio si presenta come un mix architettonico tra castello, per il suo aspetto turrito, villa, come sembra dal parco, e palazzo, con la facciata nell'originario "color dell'aria", una tinta grigio-celeste molto in voga nel periodo barocco. L'arredamento è pressoché quello originario, completo di tanti dipinti, sculture e, nella cappella, la celebre sanguigna, sempre del Bernini, che ha schizzato un S. Giuseppe con il Bambino. Bella la farmacia e le decorate tappezzerie murarie in cuoio di Cordova. Una sala ha tantissimi ritratti delle donne del casato, che ben rappresentano il "tipo" femminile allora in voga: incarnato bianco e crinoline! In questo palazzo nel 1963 il regista Luchino Visconti ha girato la maggior parte delle scene del famoso film "Il Gattopardo". Col bus attraversiamo Albano e Frascati, poi ci dirigiamo verso la meta e giungiamo ad Agropoli (SA), dove ci sistemiamo all'hotel Mare tel. 0974-823666 www.hotel-mare.com, raggiungibile con una difficile curva a gomito dal viale principale verso il mare, dove Andrea dimostra tutta la sua abilità alla guida e strappa un meritato applauso!

giovedì 15 - venerdì 16 - sabato 17
TURISTI
Incontro con Francesco Avagliano, la guida di Cava de' Tirreni (cell. 3333005937) che ci stupisce per la sua profonda cultura e i tanti argomenti di storia, arte, costume con cui arricchisce le sue presentazioni (ad esempio, da lui si apprende perché ancor oggi chi si propone alle elezioni viene chiamato "candidato": deriva dall'usanza romana dell'indossare una tunica bianca, ovvero candida, da parte di chi si proponeva ad essere votato). Nella mattinata visita per i vicoli di Salerno, città di ca. 150.000 abitanti, posta sul mare, che ebbe grande fama nel Medio Evo per la sua Scuola Medica e che ha posto in essere la prima Università italiana di medicina, ancor prima di Bologna e Padova. Dopo aver percorso via dei Mercanti ed il dedalo di vie e slarghi medioevali, ci si disvela il Duomo con il campanile arabo-romano alto 52 m., dedicato a S. Matteo, costruito tra il intorno al 1080 dopo la conquista della città da parte di Roberto il Guiscardo mentre era arcivescovo Alfano I, poeta e medico della Scuola medica salernitana. Il Duomo ha un vasto e bellissimo atrio, unico esempio italiano, insieme a quello di S. Ambrogio a Milano, di quadriportico romanico: è circondato da un colonnato, con colonne provenienti dal vicino Foro Romano di piazza Conforti, sormontate da archi a tutto sesto decorati con intarsi di pietra vulcanica sulle lesene e ai pennacchi. Splendido è il loggiato soprastante a bifore e pentafore, considerato il punto d'inizio della cosiddetta architettura mediterranea. L'interno è molto ricco, con mosaici policromi cosmateschi e 2 magnifici amboni poggianti su colonne, anch'esse incastonate da delicati mosaici. L'abside destra è detta cappella delle Crociate, perché vi si benedicevano le armi dei crociati prima della partenza. La decorazione scultorea di tutta la cattedrale è caratterizzata da una forte presenza di animali: a partire dall'ingresso, vi troviamo un leone e una leonessa che allatta il suo piccolo, simboli della potenza e della carità della chiesa; in alto, l'architrave raffigura oltre al traliccio di vite, i datteri beccati dagli uccelli, un'allusione al nutrimento spirituale dell'anima ed inoltre, la scimmia ed il leone posti agli estremi che simboleggiano, rispettivamente, l'eresia e la verità della chiesa; ma anche all'interno propone elementi decorativi con animali propri del patrimonio medievale: leoncini, cavalli, centauri. Ci si accorge che è passato mezzogiorno, e così non si riesce a vedere la bella cripta barocca, chiusa a quell'ora. Interessante la visita al Giardino della Minerva, che è l'Orto Botanico più antico d'Europa, disposto su diverse terrazze, dove vi sono arbusti e cespugli di erbe medicamentose e antiche canalizzazioni, vasche e fontane per l'irrigazione. Nella parte più alta si ha un'ampia vista del porto e dei tetti della città. Indovinata la scelta del posto per la sosta pranzo: il ristorante-pizzeria "Galleon" (che a un costo contenuto ci propone sia un gustoso menù di mare che un altro di terra), sul lungomare, via Roma 250, tel. 089 250938. Nel pomeriggio il tempo migliora, e la luce più intensa consente di vedere Paestum in tutta la sua bellezza. Zona di fattorie dove si produce la mozzarella di bufala, con distese di coltivazioni di carciofi, ma soprattutto centro archeologico tra i più importanti e meglio conservati d'Italia, nella piana bonificata del Sele, tra il golfo di Salerno e i monti Alburni. Venne fondata con il nome di Poseidonia intorno al VII sec. a.C. da coloni greci e grazie alla sua attività commerciale presto raggiunse grande floridezza, come attesta l'imponenza dei suoi templi. Venne conquistata dai Lucani, poi divenne colonia romana, assumendo il nome attuale, e fu abbellita da altri grandi edifici, come le terme, il portico del foro e l'anfiteatro. Entro i 5 km. delle poderose mura, su cui si aprono 4 porte d'ingresso, corre la via Sacra e si innalzano: il tempio di Cerere dedicato ad Athena - la Basilica, che è il tempio più antico davanti a cui sono visibili i resti dell'altare dei sacrifici - il tempio di Nettuno o Poseidonion (dedicato alla dea e ha assunto una bella patina dorata: è il tempio più grande e meglio conservato di Paestum, e forse il più bel tempio dorico del mondo antico. Il Museo di Paestum sorge ai bordi della zona archeologica ed è ricco di reperti; particolarmente belle le metope che arricchivano i frontoni dei templi, e la presenza di circa 120 lastre che coprivano antiche tombe; emozionante e celebre quella della tomba del Tuffatore.

Il venerdì si approfondisce il paese di Agropoli, che è la nostra base, con il bel centro storico e il castello bizantino-saraceno-angioino, appartenuto anche alla casata dei Sanfelice, dal 1662 al 1806; l'attuale consistenza del castello ci riporta alla costruzione aragonese per quanto riguarda il forte (torri e muraglia) e al tardo rinascimento per le sovrastrutture ai lati del palazzo baronale. Dopo si visitano i paesi di Acciaroli, piccolo paesino sul mare con torre normanna, Castellabate che fu la più importante baronia del Cilento; dal 1998 è patrimonio mondiale dell'Unesco ed è inserito tra "I borghi più belli d'Italia", Santa Maria di Castellabate, centro peschereccio situato nell'insenatura tra la punta Tresino e la punta Licosa; nel mare antistante è stato costituito il Parco marino subacqueo. Nel tardo pomeriggio partenza per Palinuro, con sistemazione presso l'hotel Baia, un quattro stelle sul mare. All'arrivo c'è un aperitivo con presentazione e vendita di prodotti locali. Palinuro è stazione balneare posta in una pittoresca cala del promontorio omonimo. Secondo la tradizione questo nome è dovuto al nocchiero di Enea, che così si chiamava e che qui cadde in mare e fu sepolto. Passeggiata fino al porticciolo e più lunga (per alcuni è l'occasione per un autostop a un furgoncino!) è quella fino al faro.

Al sabato: escursione in battello per ammirare alcune delle grotte che si affacciano sulla costiera cilentina, grotta Azzurra, grotta del Sangue, grotta dei Monaci, baia del Buon Dormire. Nel pomeriggio si è nel golfo di Policastro (incorniciato dai monti Appennini che si ergono alle sue spalle) con visita di Sapri, 7.000 abitanti, citata da Cicerone come "parva gemma maris inferi". Acquisto di cartolina con la famosa poesia della "spigolatrice di Sapri": "Eran trecento: eran giovani e forti. E son morti! Me ne andavo al mattino a spigolare Quando ho visto una barca in mezzo al mare: Era una barca che andava a vapore e issava una bandiera tricolore..."

A cena, all'hotel Baia, per tutti c'è serata musicale con mandolino e chitarra e, i più portati, si dedicano alle danze.

ESCURSIONISTI
Il primo giorno si parte solo in 9, perché sgocciola. Però l'escursione si rivela fantastica. Incontro con la guida Pietro Faniglione, che sarà il nostro bravo trainer anche nei giorni successivi, e che è anche l'organizzatore/fotografo della mostra, che a sera con lui andiamo a vedere, nel castello di Agropoli, sala dei Francesi, dedicata alle particolarità della Natura nel Cilento, dal titolo "Angoli diversi... biodiversità". Pietro (cell. 3383576805, e mail fpietro@osp.it) è presidente dell'Associazione Trekking Cilento con sede ad Agropoli, ed è consigliere nazionale dell'ente F.I.E. (Federazione Italiana Escursionismo). Per il primo trekking si percorre il sentiero dell'aquila, con inizio da Capaccio paese (vicino alla caserma dei carabinieri), da qui si va avanti in leggera salita tra fioriture e una lecceta. Giunti sul crinale si svolta verso il monte Suprano, e in quest'ambiente vi sono meravigliosi contrasti di colori. Il percorso prosegue lungo il crinale, tra la bianca roccia calcarea per giungere fino al pianoro delle Nevere e terminare con la discesa al paese di Trentinara. I giorni successivi, con il tempo migliore anche se caratterizzato da nuvolosità, gli escursionisti sono ben più numerosi.

Per il secondo trekking si fa il sentiero dei Trezeni, con inizio dalla selvaggia e intatta baia di Trentova in fondo ad Agropoli, da dove si prende una sterrata un po' fangosa che costeggia il mare per giungere alla spiaggetta del Vallone, proseguire in mezzo a splendide fioriture e giungere fino a S. Maria di Castellabate. Una lunga passeggiata sulla sabbia, forse più impegnativa del resto del percorso sui monti, porta alla gelateria dove si attende il ricongiungimento con i turisti.

Da Agropoli ci siamo spostati e ora si fa base a Palinuro. Il terzo trekking permette di verificare che la costa del Cilento è uno spettacolo ammaliante di ripidi promontori e di belle scogliere, tra cui sono incastonate suggestive calette e lembi di sabbia o piccoli ciottoli. Ripide falesie s'inabissano in acque trasparenti e profonde. Alberi d'ulivo centenari, che hanno lo stesso profilo delle querce, sono nei declivi delle colline che danno verso il mare. Le orchidee selvatiche sono di tantissime varietà e ovunque si vede il giallo e si gode il profumo intenso della ginestrella spaccabecco, perché è spinosa a tal punto che rende impossibile anche alla capre mettervi il muso per brucare le foglioline. Tutto questo si presenta nel sentiero degli Infreschi, che inizia dopo che il pullman ci porta a Marina di Camerota. Si parte a piedi sul lungomare, davanti al castello abbandonato, e dopo aver visto la prima delle diverse grotte della zona, ci si addentra subito nella macchia mediterranea (lentisco, mirto, cisto femmina e maschio, ginestra, leccio, erica arborea, carrubo, piante officinali, ...) e si percorre un tratto del sentiero europeo delle Torri Saracene. Si raggiunge la bellissima spiaggia del Pozzallo, poi sempre in saliscendi si arriva a Cala Bianca con i suoi ciottoli bianchi e perfettamente sferici e poi la particolare Baia degli Infreschi, con l'acqua di colore blu e smeraldo, sulla quale si affacciano la torre del Frontone e la chiesetta di S. Lazzaro. Oggi Pietro, la guida, ci mostra anche una primula del tutto particolare, la primula palinuri che è presente solo qui in Cilento e che, stilizzata, è l'emblema del Parco. Una parte del ritorno si fa sullo stesso percorso dell'andata, poi Pietro ci accompagna nella più fornita pasticceria di Marina di Camerota, dove c'è di tutto e di più! Al rientro, con piccolo pullman a noleggio, una fugace sosta consente di vedere da lontano l'arco naturale proteso verso il mare.

domenica 18/4
Tutti sul pullman per lo spostamento nella parte più interna del Parco del Cilento-Vallo di Diano (bello il paese di Teggiano famoso per il museo delle erbe e la festa medievale di ferragosto "A tavola della principessa Costanza", e a distanza si rivede l'impareggiabile profilo del borgo antico di S. Severino di Centola, Salerno, noto per il presepe vivente, con il suo antico castello arroccato sul colle sopra all'interessante letto del fiume Mingardo, a Palinuro si era presentata all'hotel Baia a vendere i propri prodotti l'azienda agrituristica "Il Nido della Luna" di S. Severino, www.ilnidodellaluna.it), per la visita alla Certosa di Padula, conosciuta anche come Certosa di San Lorenzo, la più grande certosa in Italia, e tra le più famose. Nel 1998 è stata dichiarata Patrimonio dell'Unesco. La certosa fu fondata da Tommaso Sanseverino nel 1306 sul sito di un esistente cenobio ed è dedicata a S. Lorenzo. La sua struttura richiama l'immagine della graticola sulla quale il santo fu bruciato vivo. La storia dell'edificio copre un periodo di circa 450 anni. La parte principale della Certosa è in stile barocco ed occupa una superficie di 50.500 mq sulla quale sono edificate oltre 320 stanze. Il monastero ha il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 mq) ed è contornato da 84 colonne. Una grande scala a chiocciola, in marmo bianco, porta alla grande biblioteca del convento; altrettanto interessante il monumentale scalone ellittico del Vanvitelli (lo stesso architetto della Reggia di Caserta), che si apre sul bel giardino. Secondo la regola certosina che predica il lavoro e la contemplazione, nella Certosa esistono posti diversi per la loro attuazione: le spaziose celle a più stanze, il tranquillo chiostro, la biblioteca con il pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri, la cappella decorata con preziosi marmi, la grande cucina dove, la leggenda narra, fu preparata una frittata di 1.000 uova per Carlo V (e ancor oggi annualmente c'è la sagra della frittata, di cui si vede la grande padella nel primo cortile), le grandi cantine, le lavanderie ed i campi limitrofi dove venivano coltivati i frutti della terra per il sostentamento dei monaci (vino, olio di oliva, frutta ed ortaggi) e per la commercializzazione.

Inizia il viaggio di rientro. Adesso piove, ma che c'importa: abbiamo fatto tutto quanto era in programma! Andrea segue un percorso alternativo: Sala Consilina, autostrada da Salerno, uscita Avellino est, uscita Benevento, ss 87, ss 17, ss 647, Val di Sangro, bello il fiume Biferno che a Guardalfiera ha un lago artificiale. A Termoli immissione sull'autostrada adriatica, e intorno alle 23 si è a casa.

Questa è la terra di Enea, ma anche il mitico gigante Polifemo, che com'è noto aveva un solo occhio, però sapeva guardare lontano poiché aveva eletto a propria dimora un territorio incantevole e dolcemente selvaggio come è il Cilento, che ha dato grande soddisfazione sia agli escursionisti che ai turisti. Anche Guido Piovene ha scritto sul Cilento. Interessante per noi essere stati in Cilento nel pieno delle fioriture e non in alta stagione, quando il mare non vede i bagnanti e nelle strade si viaggia abbastanza in solitaria, per scoprire il "luogo più bello e imprevisto delle coste mediterranee", di borghi senza tempo e antiche montagne.

Rosanna Gardella


0001 0002 0003 0004 0005 0006 0007 0008 0009 0010 0011 0012 0013 0014 0015 0016 0017 0018 0019 0020 0021 0022 0023 0024 0025 0026 0027 0028 0029 0030 0031 0032 0033 0034 0035 0036 0037 0038 0039 0040 0041 0042 0043 0044 0045 0046 0047 0048 0049 0050 0051

immagini di Franco Ferro


Valid XHTML 1.0 Transitional