Racconti e immagini

16.02.2013: Escursione zona Casola Valsenio
Percorso: Baffadi – M. Scappa – M. Cornazzano – M. Battaglia – Rio Cestina – Baffadi
Durata: ore 4:00 circa, più soste
Difficoltà: facile
Pranzo: al sacco
Partenza: 8:30 da Faenza, p.le Pancrazi, con mezzi propri
Referente: Valeria Giangrandi, Gabriella Galeotti

ESCURSIONE DI DOMENICA 16 FEBBRAIO 2003

Alle ore 8.30 P.le Pancrazi comincia già a riempirsi dei vivaci colori delle felpe degli escursionisti U.O.E.I. che mi sembrano un poco irrequieti: non capisco se si agitano per il freddo intenso, nel tentativo di scaldarsi, o perché sono ansiosi come me di partire per la bella, variata e panoramica gita che li aspetta.

Tra i partecipanti riconosco la figura alta e slanciata dell'instancabile Primo, di nome e di fatto, che pur con i suoi 82 anni, cammina sempre in prima fila.

Alle 9.30 arriviamo con le auto alla chiesa di Baffadi, non lontano da Casola Valsenio, per iniziare l'escursione.

Il cielo è grigio con un gioco mutevole di nubi. Il freddo pungente pizzica il viso, ma quando iniziamo a salire, attraverso il bosco di M. Scappa, sentiamo il bisogno di toglierci qualche indumento. Qualcosa ci fa subito cambiare idea. Cominciamo a sentire un sussurro lieve, appena percepibile, mentre il cielo si copre di mille farfalline di neve, che volano incerte per l'aria. Il cielo interrompe la candida magia molto presto, ma ci stupisce ancora regalandoci un po' di sole e poi nuvole e vento per il resto della giornata.

Arriviamo sul crinale del M. Scappa, che sovrasta la vallata di Casola e, dove l'occhio riesce a spaziare, vediamo i gessi di Sasso Letroso e di M. Muro.

Rimaniamo in quota e procediamo sul M. Cornazzano, da dove possiamo scorgere i ruderi dell'antica torre di M. Battaglia, che domina dall'alto il paesaggio circostante, mentre per terra riconosciamo, nelle molte buche, le trincee degli "Alleati" dell'ultima guerra. Facciamo sosta per il pranzo sul crinale del M. Battaglia, dove lo scenario è veramente straordinario: si distingue in lontananza un'ampia cerchia di montagne, alcune spruzzate di neve, altre di colore grigio-bruno, che Primo riesce a riconoscere, ad una ad una, chiamandole per nome quasi con tenerezza.

Dopo la sosta riprendiamo a camminare, scendendo verso la vallata sottostante, su stradello un poco fangoso fino a Cà Tomba. La strada si fa larga e agevole quando iniziamo a fiancheggiare il Rio Cestina, il torrente dalle acque chiare e tranquille, che forma placidi laghetti color verde-azzurro a fondovalle.

Ci stiamo avvicinando alla zona di Casola e l'ambiente circostante si trasforma piano piano; al posto dei ginepri, degli abeti, degli aceri e delle querce, incontriamo ampie distese di castagni dall'aspetto invernale un po' dimesso, anche se alcune piante centenarie attirano la nostra attenzione per l'aspra bellezza dei loro tronchi cavi, contorti e tormentati, da sembrare quasi tragiche sculture.

Siamo ormai al termine del nostro percorso e quando ci giriamo indietro per guardare per l'ultima volta il pittoresco paesaggio che stiamo lasciando, intravediamo in lontananza, proprio in cima alla montagna che chiude la valle, la chiesetta di Valmaggiore.

Con quest'immagine dentro di noi e con il pensiero che forse un altro giorno potremo salire su quella chiesetta sul cocuzzolo del monte, che oggi ci appare così distante e irraggiungibile, arriviamo a Baffadi.
Gabriella Galeotti


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immagini di Massimo Biraghi


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