Racconti e immagini

dal 05 al 08.03.2009: Dobbiaco in Val Pusteria

Magnifico fine settimana a DOBBIACO
in VAL PUSTERIA, con tanta NEVE...


Giovedì 5 - Partenza nel primo pomeriggio, sul pullman giallo di Zaganelli, da trentotto posti. Stavolta siamo solo escursionisti, con la prospettiva di un lungo weekend nel cuore delle Dolomiti. Già in autostrada, all'altezza del lago di Garda, cominciamo ad intravvedere le prime cime innevate. Imboccata la strada della Val Pusteria da Bressanone, la neve ai bordi della strada, sui campi e sulle montagne è davvero tanta. In più, quando giungiamo a Dobbiaco, all'Albergo SAVOIA da don Antonio, i fari della pubblica illuminazione ci rivelano in controluce che è fine fine, ma di NEVE ne sta scendendo tanta!

Venerdì 6 - In spostamento verso il Cadore, il pullman passando da Sesto ci ferma al passo Monte Croce di Comelico, dove inizia il nostro trekking. Stabiliante: già abbiamo alcuni metri di neve sotto di noi, ed in più sta nevicando forte! Neve asciutta e fine. A nessuno viene in mente di far pallate, tanto siamo impegnati a salire. Ma siamo ben contenti: dalle foto lo rivela il sorriso di Grazia, sotto all'ombrellino verde. Una parte di noi ha le ciaspole, altri solo gli scarponi; tutti con le ghette. Siamo in un paesaggio dove i colori sono solo due: il verde degli alti abeti, nella parte di chiome non coperta dalla neve, e poi solo BIANCO. All'altitudine di 1950 m. raggiungiamo il Rifugio Malga Nemes (cell. di Otti: 347 0119360). Fortunatamente accanto alla grande stube i nostri berretti-guanti-giacche si asciugano. E ci ristoriamo con la cucina tirolese. Quando torniamo indietro è freddo, ma spunta anche il sole. Davvero appaganti i 13 km. percorsi in parte sotto la neve e in parte con il sole. A Moso ci fermiamo a fare spese, e c'è chi si compra i ramponi da ghiaccio che abbracciano la parte superiore dello scarpone con strisce arancio. Dopo una sosta nella vivace San Candido, rientriamo in albergo. Cena alle 19 e, come le altre sere, in diversi poi si fa un salto al centro di Dobbiaco, che dista alcune centinaia di metri dalla nostra base.

Sabato 7 - Sveglia più di buon'ora, perché oggi ci dobbiamo spostare abbastanza rispetto alla base. A Brunico giriamo verso S. Vigilio di Marebbe, e il provetto Fabio con il pullman ci porta fino al Rifugio Pederù (m 1540). Oggi pieno sole: la neve luccica come tanti brillanti Swarovski. È piacevole salire, il panorama è mozzafiato e lascia a noi escursionisti il piacere ed il gusto di individuare ed ammirare i tanti gruppi e cime visibili. Senza difficoltà raggiungiamo il Rifugio "Ucia Lavarella", a m 2050, sempre seguendo il sentiero tracciato dal gatto delle nevi, abbastanza battuto. Siamo nel cuore del Parco naturale dell'Alpe di Fanes, in una splendida conca circondata da cime. La denominazione FANES è parola di origine pastorale: nel ladino di Marebbe fana significa "padella", e il nome rispecchia bene la morfologia dei luoghi. Fanes è anche luogo di leggenda, dove è stato ambientato il ciclo di storie del "Regno dei Fanes"; secondo il racconto i Fanes erano all'inizio un popolo pacifico, sorannominati "marmotte"; soltanto il loro ultimo re divenne guerriero e portò il regno al massimo splendore. La marmotta è il simbolo delle Alpi di Fanes, diffusa su tutti gli altipiani ampezzani e dell'alta Val Badia. Vi è una curiosa serie di banchi calcarei, disposta a forma di gradinate nel cuore dell'altipiano, presso il rifugio Fanes (oggi non visibile causa l'enorme quantità di neve!), che ha il nome popolare di "parlamento delle marmotte" dove in un tempo lontano si trovava il regno incantato dei Fanes. Il regno era stato fondato da una principessa, figlia di una ninfa dei boschi, e fiorì grazie ad un patto di amicizia stretto con le marmotte. Ma un giorno una regina sposò un re straniero, che si diede alla conquista di nuovi regni grazie alle armi infallibili della figlia Dolasilla, che era invulnerabile. Venne rotto il patto con le pacifiche marmotte, e stretta alleanza con l'aquila, animale bellicoso. Ma la lunga leggenda, piena di colpi di scena, al termine fa rispuntare il patto con le marmotte e così il finale della leggenda richiama lo stretto legame degli abitanti della montagna con la natura. Chi vuole conoscere i particolari della leggenda (le cui informazioni sono state fornite da Angelo A., profondo conoscitore e appassionato di questi luoghi), visiti il sito Internet www.dolomititour.com/fanes/pag11.

Anche oggi in Rifugio (tel. 0474 501079) sostiamo per un corroborante pranzo tipico. Ottima la polenta e qualcuno si lancia anche con il "bombardino", mix di zabaione e panna d'alta quota! Per il ritorno facciamo un piccolo anello, toccando il Rifugio Fanes (dove ci ha aspettato Vincenzo R., ricordando le tedesche in topless) e siamo nuovamente al Rifugio Pederù, dopo aver percorso complessivamente km 16. La prima guerra mondiale ha toccato profondamente questi luoghi: Fanes fu un settore importante delle linee austriache e Pederù era una base avanzata, con un complesso sistema di teleferiche.

Il rientro in pullman ci fa vedere un rosso tramonto. In albergo, verso la fine della cena, ci aspetta una piacevolissima sorpresa: è la serata che si affaccia all'8 marzo, GIORNATA della DONNA: il nostro organizzatore Franco F., e Anna, donano a tutte le donne rametti di MIMOSA ed un regalo: una busta della Ferrino contenente un asciugamano "tecnico", per detergere il sudore e rendere più piacevoli le salite in montagna.

Domenica 8 - Rosso di sera, bel tempo si spera... E così il tramonto di ieri sera non si smentisce: anche oggi è una giornata di pieno sole. Franco e Sergio, attenti anche alla sicurezza di noi escursionisti, decidono di non attuare il percorso di trekking che avevano messo in programma nella zona di Misurina, perché ha un tratto esposto e con tanta neve potrebbe risultare pericoloso. Individuano una alternativa, che ben presto si rivela assai interessante. Dopo aver caricato i bagagli, con il pullman ci dirigiamo verso Carbonin. Il nostro trek inizia dalla zona di Ponticello (m 1491). Il percorso si svolge in un ambiente eccezionale, la Val di Stolla, sotto alla Croda Rossa, al Picco di Vallandro e altre cime a 360 gradi, con in lontananza il Monte Cristallo, le Tofane e altre vette che sono la bellezza delle Dolomiti. I nostri referenti più volte cambiano sentiero, per rendere più godibile il percorso ed agevolarlo a qualcuno di noi, un po' affaticato dalla salita (c'è chi intanto ha già raggiunto il punto di arrivo con il pulmino di linea). Le masse di neve creano dei "giochi" particolari. Giungiamo nell'immenso pianoro di Prato Piazza. Nel Rifugio Prato Piazza (tel. 0474 748650), in zona tranquilla e soleggiata all'interno del Parco naturale di Fanes-Sennes-Braies ci facciamo un ultimo pasto a base di cucina tirolese, dalla zuppa di cipolle, agli spätzle, a tante varietà di canederli e di dolci. Un gruppetto di noi raggiunge anche il rifugio Vallandro. La discesa ci impegna non per la difficoltà, ma perché stiamo percorrendo la pista degli slittini, e quindi gli ultimi, quando sentono il sibilo dello slittino in arrivo, lanciano il grido "pistaaa" e tutti ci addossiamo ai bordi. A Bressanone entriamo in autostrada, scoprendo che siamo partiti dalla Val Pusteria una mezz'oretta prima del nugolo di auto degli sciatori, e quindi, dopo la sosta per cena in un grill, giungiamo a casa prima del previsto.

Ringraziando vivamente chi ha confermato le sue attitudini organizzative e capacità di portarci per sentieri e rifugi anche per questi quattro giorni, che sono trascorsi così velocemente in magnifici scenari innevati, straordinari anche per chi la montagna la frequenta spesso!

Nel sito del Museo della Natura sudtirolese di Bolzano: www.naturmuseum.it, si dice che: "Le Dolomiti (oltre 3000 m di altitudine) sono nate come barriere marine tropicali triassiche. La presenza di un basamento geologico piuttosto stabile evitò a questi grandi complessi, soprattutto alle Dolomiti occidentali, di subire gli effetti del corrugamento alpino. In circostanze uniche al mondo, le Dolomiti permettono ora non solo di studiare scientificamente la fossilizzazione di incredibili formazioni coralline ma di vivere da vicino tutto il fascino di questo incomparabile paesaggio".


Redazione de "il Sentiero.net"


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immagini di Angelo Alberani

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immagini di Massimo Biraghi


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